PROLOGO: Impianti Geffen
Chemicals, Long Island, New York
La storia degli IGC è stata
costellata dalle polemiche, fin dalla loro costruzione nel 1954. Erano gli anni
della guerra fredda, l’americano medio era tutto casa e chiesa, e ogni notte
controllava sotto il letto in cerca di spie ‘rosse’. Anche un illustre simbolo
quale Capitan America era stato
inizialmente reclutato per combattere quella minaccia.
Oggi le IGC, grazie ad una
poderosa iniezione di liquidità, nuove regole e nuove tecnologie, offrono un
impatto ambientale minimo, condizioni di lavoro sicure, e prodotti sempre di
prima qualità, anche se le Industrie Stark hanno da tempo abbandonato la strada
della guerra.
I mugugni degli ambientalisti
tuttavia non si sono fermati. Gli IGC continuano comunque a lavorare su
sostanze molto nocive ad un passo dalla metropoli, e i più radicali contestatori
ancora affermano che le scorie di tali lavorazioni non siano trattate secondo i
rigidi canoni dell’EPA.
Ma non è davvero questo, il
problema, adesso…
MARVELIT presenta
Episodio 1 – Vendicatori 2.0
Di Valerio Pastore
Lo schermo si accese,
inquadrando un uomo, o chiunque potesse esserci sotto la sua armatura dorata
ornata di motivi fiammeggianti. La sua voce era distorta da un filtro
elettronico, rendendola profonda, quasi inumana. “Siamo in onda?”
“Uh, sì,” fece la voce fuori
campo dell’operatore.
“Bene. Popolo degli Stati
Uniti, io sono Pyron. E questi sono i
miei uomini.” Al suo cenno, la camera fece uno zoom all’indietro per inquadrare
un gruppo di persone in armatura nera. “Insieme siamo Tekmax, e siamo qui per portarvi un messaggio.
“Nel corso della vostra
ridicola crociata contro il cosiddetto terrorismo, avete ingiustamente
incolpato e imprigionato i leader del popolo libero di Amaria, nazione colpevole solo di avere esercitato i propri diritti
e non estradare una delle vostre ‘prede’. I leader di Amaria, in visita
diplomatica, sono stati arrestati come comuni criminali e chiusi nelle vostre
prigioni segrete.
“Noi di Tekmax non solo
deploriamo questa arbitraria scelta, degna del peggiore regime tirannico, ma
siamo disposti a versare il sangue di migliaia, se questo servirà a farvi
smettere con questa politica. Osservate!” puntò il braccio verso gli enormi
silos di materiale chimico. “Ron, vai con la
Una nuova inquadratura mostrò
uno dei serbatoi. Lo zoom rivelò una serie di scatole nere poste in uno schema
casuale sulla sua superficie. “Sei ordigni per ogni serbatoio, disposti in
schema casuale. Essi sono predisposti per esplodere a tre condizioni: se uno
solo viene rimosso, o viene solo sfiorato, o quando sarò io a dare il segnale,
fra due ore esatte. Tale è il tempo che lei, signor Presidente, ha per liberare
i prigionieri, assicurandosi che i media possano riprendere l’evento. Se così
non sarà, una nube di vapori tossici contaminerà un’area troppo vasta per
essere evacuata, e migliaia di vite innocenti cadranno sulla sua coscienza.
Ridatemi l’inquadratura.” Quando l’immagine tornò a mostrare Pyron, questi
stava tendendo un braccio infuocato verso un gruppo di operai ben legati e
tenuti sotto tiro dai fucili dei neri sicari. “Tentate di intervenire, e queste
persone moriranno per mia stessa mano! E per dimostrarvi che non scherzo…” la
fiammata sgorgò come un getto liquido, di una potenza sufficiente a vaporizzare
il metallo! Gli operai ne furono investiti in pieno!
“E questo servirà a fare capire
a tutti i sedicenti eroi che volessero…cosa!?” Solo quando le fiamme furono
spente, Pyron vide che delle sue vittime non era rimasto semplicemente nulla,
neppure un mucchietto di cenere!
“Devo avere esagerato,” disse
a sé stesso. Poi, di nuovo alle telecamere, “Ma ora sapete che da parte nostra
non ci saranno cedimenti, non ci saranno esitazioni, io* E prima che potesse
rendersene conto, una tempesta di colpi si abbatté su di lui! Nessuno,
individualmente, abbastanza forte per danneggiare seriamente la sua armatura,
vero, ma insieme furono sufficienti a sbalzarlo dalla sua posizione e farlo
volare come un pupazzo contro i suoi sicari!
“Ma che diavolo..? E voi
toglietemi quelle gambacce di dosso!” Pyron si rialzò scostando malamente i
suoi sottoposti. “Chi è stato a…” e in quel momento, si trovò davanti…un
ragazzo. Un giovane dai corti capelli argentei, con indosso un visore ambrato e
un costume argento e verde, i due colori divisi da un motivo a fulmine.
“Molto piacere! Io sono Speed, e credo che tu abbia appena
capito perché. Vuoi giocare ancora un po’?”
“Tu lurido…” Pyron tese un
braccio, ed esso vomitò una nuova fiammata.
“Leeento!” chiocciò il
ragazzo, ora esattamente dietro di lui. “Vedi, si faAAARRHH!!” una scarica
elettrica lo attraversò all’improvviso. Contorcendosi per il dolore, cadde a
terra.
“Il fatto che siamo dei sicari
non ci rende meno pericolosi,
moccioso!” disse l’uomo in armatura nera, la mano crepitante di archi
energetici. “E quella era una scarica
neurale, ti trasforma i muscoli in gelatina. Ma non ti preoccupare.” Puntò
la sua arma alla testa di Speed. “Questo
ti farà passare la bua!” E invece, fu lui, insieme al suo complice, ad essere
investito da una scarica elettrica di una potenza mostruosa! Entrambi
sembrarono volersi spezzare in due per come si piegarono, urlando.
“E ora chi…HUFF!” Pyron fu
invece colpito in pieno da un’ascia.
L’arma bipenne dalle lame dorate incrinò il metallo mentre, al contatto, sembrava
esplodere in una bolla di energia. E mentre, ansimando, Pyron si rialzava,
quella stessa energia si riversò in un flusso nelle mani del suo proprietario,
e tornò ad essere un’ascia.
E il suo proprietario era un
altro giovane, un armadio dalla scintillante armatura argentea avvolta da un
mantello scarlatto e un elmo ornato da alari metallici a coprire la testa dalla
folta chioma bionda. “Le tue malefatte finiscono qui, criminale! Così parla Thunder, così parlano i Giovani Vendicatori!”
“Così parlano dei cadaveri, moccioso arrogante. Il segnale
che ho trasmesso…” e invece di vedere i silos trasformarsi in un inferno
fiammeggiante, non successe un bel niente. “Come..?”
L’aria tremolò, e davanti a
lui apparve una figura in armatura argento e cremisi, molto simile a quelle
usate da Iron Man, solo che aveva i seni ed una specie di…treccia. “Impulsi
elettromagnetici, idiota. Cortesia di Iron
Lass. Tutta l’aria ne è satura da un po’, e neppure il tuo delirante
‘appello’ è stato trasmesso, fra parentesi.”
Ma
Pyron non stava neppure badandole. Continuava a fissare i silos, invece, come
ad aspettarsi la grande esplosione da un momento all’altro…
“Hnn…
Non va bene come speravi, eh?” fece Speed, ancora un po’ giù per la scarica di
prima.
Nell’esatto istante in cui
iniziava la trasmissione, c’erano una dozzina di agenti Tekmax sparsi nei
pressi dei silos. I prigionieri erano stati radunati in uno degli uffici, e
francamente non c’era bisogno di loro se non per ucciderli a titolo
dimostrativo. Se fossero scoppiati i fuochi artificiali, che fossero vivi o
morti contava ben poco.
E ognuno di quegli agenti era
un fuoco artificiale ambulante, con le armi di cui disponeva. Se le bombe
fossero state in qualche modo disattivate, bastava sparare sui serbatoi.
C’era solo un problema:
l’ordine era di sparare solo su ordine diretto o in caso di attacco. Per
questo, erano tutti in costante contatto radio, allo scopo di evitare sgradite
sorprese.
E quando quel contatto saltò,
nessuno se ne accorse. Se non troppo tardi.
“Hai sentito?”
“Cosa?” il secondo agente si
fermò per guardare nella direzione indicata dal collega.
“Non lo so. Mi è sembrato un
ringhio. Un cane?”
“Sì, il cane del custode. E
che vuoi che ci faccia un botolo? Possiamo sopportare lo scoppio di una granata,
se Fido ci prova gliela do io una lezione con…” poi successe tutto in un
attimo! Una specie di ombra schizzò fuori dalle ombre, e cinque lame di luce
tagliarono attraverso quel metallo come se fosse stato burro! Il sangue schizzò
dal ventre del malcapitato sulla visiera del collega. Era accaduto così in
fretta che il poveretto rimase lì dov’era, incredulo, incapace di spiccicare
una parola. I suoi occhi videro la figura del licantropo saltargli addosso, ma il terrore non gli permise di
registrare.
Si
accorse solo dei suoi artigli luminosi che aprirono anche la sua armatura, e
dell’improvviso dolore al ventre, prima di perdere i sensi.
“Qui
Scratch,” disse il giovane mannaro in
costume e giubbotto, portandosi una mano all’auricolare. “Due giù.”
Soldi facili.
Questi due agenti non avevano
molto altro, per la testa. Potevano giocare con tutta questa alta tecnologia e
fare in un giorno di lavoro più soldi che da civili in una vita.
Missione facile, soldi facili.
E attenzione bassa.
Voltando un angolo della passerella,
per un attimo non capirono cosa ci facesse lì un tizio con indosso un costume
nero corazzato di blu, una spada fissata al fianco che tendeva un ampio arco
verso di loro.
Dei professionisti avrebbero
reagito in un attimo. Loro si limitarono a sollevare le armi, solo per trovarsi
colpiti al petto prima di potere sparare. Le frecce conficcate nelle armature
rilasciarono una scarica di energia, e i due agenti persero i sensi.
“Black Arrow. Due giù.”
Due agenti procedevano lungo
la scalinata che fiancheggiava un gigantesco serbatoio. Con i radar interni,
nessun velivolo avrebbe potuto coglierli di sorpresa, anche se c’era da
dubitare che qualcuno sarebbe stato abbastanza pazzo da mandare un apparecchio
armato a sparare proprio lì. No, i radar servivano per segnalare la presenza di
supereroi volanti, ma anche lì non c’era da preoccuparsi, non col rischio di
una catastrofe ambientale apocalittica. Più delle persone, erano i serbatoi
l’ostaggio ideale, e un super non avrebbe rischiato*
Capirono di avere sbagliato
tutto nel momento in cui una coppia di raffiche
fotoniche distrusse le loro armi! “Macchec*$%$?!”
“Ma quello non era morto?” disse uno dei due, alla vista del
giovane con indosso una replica del costume ‘cosmico’ di Capitan Marvel. Solo
che questo tizio era più giovane e i suoi capelli erano argentei –dettagli che
poco ebbero importanza, visto che un attimo dopo toccò a loro di restare
storditi da un nuovo, duplice attacco fotonico.
“Marvel Boy. Due giù. E ricordatevi di
pensare ad un nome in codice più dignitoso.”
“Che strano. I canali sono
tutti morti,” disse uno degli ultimi sei agenti rimasti al proprio compagno.
“Saranno esaurite le
batterie,” scherzò l’altro. “Coraggio, cosa vuoi che possa succe--Ehi!” in quel momento, Thunder colpiva
in pieno Pyron, e i suoi fulmini crearono uno spettacolare effetto pirotecnico.
“Cristo, ho visto Thor fare una cosa simile una volta!
Sono arrivati i Vendicatori?!”
“So che ti piacerebbe,” disse
una voce dietro di loro. Questi due agenti erano
professionisti, e non persero tempo: spararono nella direzione di quella voce,
ma i colpi al plasma delle loro armi si infransero contro uno scudo stellato a
strisce rosse e bianche.
Non lo scudo di Capitan
America, però, bensì una sua replica dell’originale modello, portato da un
ragazzo di colore con un costume pure dei colori della bandiera, inclusa una
mascherina rossa sul volto. “Oh, e mi chiamo Patriot, per la cronaca!” disse, mentre colpiva in pieno uno dei
due agenti. Il secondo rimase sorpreso, ma non tanto da non sapere puntare
l’arma sull’intruso… Poi, una mano di
dimensioni enormi, guantata di blu, calò su di lui, e lo mise fuori gioco.
“Fai un po’ più di attenzione,
fratello,” disse un ragazzo alto cinque metri con addosso un costume bianco e
blu simile a quello del Golia nero.
Patriot
si spolverò. “Figurati se non lo sistemavo da solo.” Poi parlò nell’auricolare.
“Titan e Patriot. Due Giù.”
Gli ultimi quattro agenti
erano invece stati disposti a tenere sotto controllo gli operai ed i dipendenti
chiusi nei capannoni, sul lato opposto degli impianti, lontani dai serbatoi.
Tutto andava per il meglio, quei pecoroni non avevano opposto resistenza, ed
entro un paio d’ore, nel peggiore dei casi, i fumi dei prodotti chimici li
avrebbero uccisi risparmiando ai loro carcerieri la fatica di farlo…
Poi successero due cose: dal
nulla, apparvero i due operai che teoricamente avrebbero dovuto essere morti a
titolo dimostrativo. E insieme a loro, c’era questo ragazzo con indosso un
costume blu e un mantello scarlatto dai bordi stracciati.
Poi, una delle guardie si
voltò verso l’altra e fece fuoco colpendola in pieno.
Le ultime due ebbero solo il
tempo di cercare di capire cosa stesse succedendo, prima che un paio di mani
dorate da riflessi metallici si infilassero attraverso
i loro corpi come apparizioni spettrali. E di sicuro, tale fenomeno ebbe un
effetto devastante sui due carcerieri, che persero i sensi all’istante. Poi
apparve il corpo attaccato a quelle mani, e sicuramente in molti avrebbero
pensato ad una versione della celebre Visione, solo che il corpo di questo
sintezoide era interamente d’oro, con una scintillante gemma sulla fronte.
Quando parlò, lo fece con una voce monocorde, priva di emozioni. “Parla Apparition. Insieme ad Hulkling e Wiccan abbiamo liberato gli ostaggi. Potete procedere senza
restrizioni. Limitate lo scontro al terreno designato. Vi raggiungeremo subito.
Chiudo.”
In quel momento, l’agente
‘ribelle’ sembrò liquefarsi, per poi assumere le sembianze di un ragazzo
robusto quanto lo era Thunder, ma dalla pelle ed il costume verdi. Senza sforzo
alcuno, prese la porta blindata del primo capannone, vi affondò le dita come
nel burro, e la tirò via. Poi
Hulkling andò ad aprire la seconda. “Chiamata la polizia, capo?” chiese, mentre
tirava via la seconda porta. Sporse dentro la testa, e tentò il suo sorriso più
diplomatico alla folla di gente stipata come bestiame. “Niente paura, gente:
siamo dei buoni.”
Apparition
annuì. “Le forze dell’ordine saranno qui a momenti. Cerchiamo di evitare che si
trovino di fronte ad un conflitto in corso.”
“Se pensate di avere vinto per
questo, ragazzini…” Improvvisamente, l’intero corpo di Pyron si accese, divenne
rapidamente abbagliante…
A una distanza di circa tre
chilometri dagli IGC, il pilota dell’elicottero della polizia dovette chiudere
gli occhi, imprecando. “Ma cosa diavolo è quello??”
Presso le IGC si era appena
sviluppata una mostruosa esplosione.
Sembrava che la terra stessa avesse deciso di vomitare un pezzo del proprio
nucleo. Ma la cosa più pazzesca era che l’esplosione era avvolta in una specie
di bozzolo nero, che trasformava l’intera visione in una sua riproduzione in
negativo.
Poco dopo, prima che i
poliziotti potessero chiedersi cosa stesse succedendo, la bolla di fuoco si
ridimensionò fino a scomparire.
“Ma tu guarda: se l’è
svignata,” disse Speed, contemplando il foro dalle pareti vetrificate che
sprofondava nel terreno. “Be’, almeno ci rimangono dei souvenir.” Si voltò ad
osservare gli agenti svenuti…e non c’era nessuno. Gli scappò una smorfiaccia.
“Stupido teletrasporto. Cosa facciamo adesso, capo?”
“Gli ostaggi stanno bene e
l’impianto è al sicuro. Possiamo ritirarci. Per ora, non credo che sia il caso
di rilasciare interviste.”
Un
crepitare di energie arcane avvolse i giovani eroi in costume, e un secondo
dopo anche loro erano scomparsi.
Riapparvero nel mezzo di un enorme
locale illuminato da potenti lampade, senza una finestra visibile. Ovunque
c’erano console spente e lungo le pareti troneggiavano casse su casse con su
l’emblema SHIELD.
I nove ragazzi, il licantropo
ed il sintezoide si scambiarono una serie di sguardi. Poi, tranne Apparition,
tutti a loro modo esplosero in un grido di gioia liberatorio. Hulkling e Wiccan
si abbracciarono e si baciarono appassionatamente. Thunder fece una faccia di
disapprovazione, ma il giovane dalla pelle verde gli disse prontamente, “E
piantala, Thor Lad! Abbiamo avuto un successo totale in questa nostra prima uscita come gruppo e col cavolo che
intendo farmi giudicare!”
“Non…chiamarmi a quel modo,”
brontolò minaccioso il biondo signore del fulmine. “E comunque, vi si chiede
solo un po’ di…discrezione, in questi…” stavolta fu interrotto da Titan, che
gli diede di gomito.
“Abbiamo capito come la pensi.
Ora dovremmo pensare solo a festeggiare alla grande. Che dici, Appy? Pensi di
riuscire a trovare qualche briciolo di emozione fra i tuoi circuiti per
l’occasione?”
“Penso che inizierò a fare
ricerche più approfondite sugli individui responsabili di questo attacco, ed ai
loro legami con l’Amaria. Non ho mai sentito parlare di questa organizzazione
Tekmax…”
“Ci credo!” lo interruppe
Speed. “Andiamo, va bene che siamo tosti, ma quelli erano organizzati come
pesci in barile. E’ stato persino troppo
facile!” Queste parole raffreddarono istantaneamente l’umore generale. “Uh, ho
detto qualcosa che non va?”
“Sospetto che le loro
intenzioni fossero altre,” riprese Apparition. “Non credo che i loro piani
siano stati ostacolati dal nostro arrivo, bensì dal non avere un audience.
Aspettavano qualcun altro.”
“Bella deduzione! Andiamo, fra
FQ, Vendicatori, Uomo Ragno e lo sa dio quanti altri veterani, c’è una lista di
super che bisognerebbe fare la fila
per sistemare un problema!”
“Buona idea,” disse Black Arrow, togliendosi l’elmo…rivelando il
volto di una ragazza dai lunghi capelli neri. “Vediamo di capire chi era l’ospite tanto desiderato.
Magari finisce che uno di quei grand’uomini in costume ci dovrà un favore se
gli togliamo le castagne dal fuoco preventivamente.”
“Basta che evitiamo di
rovinarci il calendario,” disse Wiccan. “Domani io, Tommy e Teddy abbiamo un
test, e…”
“Cercherò di organizzare i
nostri prossimi impegni come gruppo in modo da non interferire eccessivamente
con le vostre vite private,” promise Apparition. “Potete dirigervi agli
spogliatoi.” Silenzioso come un fantasma, il sintezoide si diresse verso un
banco di computer disposti intorno ad una poltrona. Si sedette, e gli
apparecchi tornarono in vita.
“Mi da i brividi, lo giuro,”
disse Black Arrow. Si annusò rapidamente una manica del costume. “Dio, puzzo di
benzene, dovrò lavarmi i capelli per
un mese! E stasera c’è un ricevimento. *sigh*”
“Io resto di guardia, come al
solito,” disse Iron Lass. “Meno male che il nostro amico ha scaricato
abbastanza videogiochi per passare il prossimo secolo.
“Per quanto ancora dovrai
portare quell’affare, Hallie?” chiese Patriot.
“Come ha detto Mr. Stark, fino
a quando la mia condizione non si sarà stabilizzata. Odio restare chiusa in un
guscio, ma odierei di più fulminare accidentalmente quelli che mi stanno
intorno.” Gli diede una pacca sulla spalla. “Ci si vede, campione.”
“Coraggio, Elijah,” fece
Titan, uscendo dalla stanza. “O quelli finiscono tutta l’acqua calda.”
“Beato te, Varr…”
“Noh-Varr. Un Kree non pronuncia mai metà del suo nome.”
Scratch, intento a passarsi
dosi di una specie di sabbia con una spazzola lungo la pelliccia, ignorò quella
precisazione. “Dicevo, beato te che non hai di questi problemi di scuola ed
altre amenità.”
“In quanto soldato, ho altri
doveri rispetto alle vostre frivolezze. Tu
non sopravvivresti ad un corso militare di base delle nostre accademie.” A
differenza degli altri, Noh-Varr non si era tolto il costume salvo calarsi la
maschera.
“Tu non sopravvivresti ad un corso con la professoressa Kappler,
marziano bello,” fece Thomas Sheperd, alias Speed.
“Non è educato chiamarla a
quel modo. Si chiama Kapp,” disse William Kaplan, alias Wiccan.
“E’ il maligno,” fece Theodore
Altman, alias Hulkling. “Pensa che anche i gay siano mutanti, e sono sicura che
è una telepate. Ma lo vedete come ci guarda tutti durante le lezioni? Per me
lavora part-time a Guantanamo…”
“Hai detto ‘ricevimento’,
prima,” disse Thomas Foster alias Titan, rivolto a Kate Bishop alias Black
Arrow. La ragazza stava lavandosi in un box dalle pareti cristalline. “Chi ci
sarà?”
“Alta società, età minima 50
anni, interessi in qualunque cosa faccia fare soldi, e temo che non si parli
molto di organizzazioni amatoriali no-profit di giovani supereroi. Ti chiederei
se vuoi venire giusto per suicidarti di noia, ma i miei hanno regole molto
precise per quanto vi riguarda.”
“Sono allergici al pelo?”
chiese Scratch, lanciando con precisione la spazzola nel suo recipiente. Si
annusò voluttuosamente un braccio.
“Sono allergici a chiunque non
abbia genitore con rendite da minimo sette zeri. Mia madre è la
mogliettina-trofeo perfetta e io dovrei seguire la sua ombra. Ogni volta che mi
trovo a quelle feste, mi sembra di essere una giumenta alla fiera.”
“Allora io sarei il tuo
accompagnatore perfetto,” disse il ragazzo-lupo, prima di trasformarsi in un
umano dai capelli castani lunghi fino alle spalle. Andò al suo armadietto a prendere
i propri abiti. “Mio padre è ancora il big boss della Lobo Greentech, un’affiliata della Talon Corporation. Di soldi ne
ha alla grande.”
“Non avevi detto che è anche
uno dei super-licantropi del Power Pack?”
“Cosadicuvisareigratoselatenestepervoigrazie,
allora, Kate?”
Kate sospirò. “Ti avverto,
Nicholas Lobo: gli altri pretendenti cercheranno di vivisezionarti, e mia madre
svierà subito il discorso sulle tue capacità riproduttive.”
“Sì!”
“Ehi, anche mio zio è uno che
conta!” protestò. Tom.
“Tuo zio è un ricercatore di
spicco, ma non ha abbastanza zeri in banca. I miei sognano per me una vita
tanto agiata e tanto tranquilla, al riparo da ogni problema. Se sapessero cosa
ho fatto oggi, o se mi fidanzassi con un impiegato, diventerei la nuova
maschera di ferro.”
“Prima o poi, i Vendicatori
verranno in contatto con noi,” si intromise Noh-Varr. “Per quel che ne so,
nessuno ancora ha pensato ad una strategia adatta a gestire una simile
situazione.”
“Perché ancora non sappiamo in
che circostanze ci incontreremo,” disse Elijah Bradley alias Patriot, rimasto
zitto fino a quel momento. “Sarebbe fantastico se fossimo noi a salvare le loro
veterane chiappe, o fare qualcosa di tosto tipo eliminare l’Hydra o le doppie
punte. Ci metterebbe in una posizione di contrattazione a nostro vantaggio. Ma
se finisce che sono loro a salvare noi, ci fanno la ramanzina e ci mettono
sotto sorveglianza speciale. E per quanto pensi che Capitan America sia un
usurpatore del titolo, non sono dell’idea di fare a cazzotti con lui e la sua
ghenga solo per provare un punto di vista.”
“Non parlare così di loro,
Eli,” fece Billy. “Siamo Giovani Vendicatori in omaggio a loro,”
“Scusa. E’ che loro possono
permettersi la luce dei riflettori, noi siamo discriminati solo per l’età.
Cavolo, scommetto che l’Uomo Ragno
era un nostro coetaneo al suo esordio!” uscì dalla doccia.
“Ci vuole solo pazienza,” fece
Sigmund Wilson, alias Thunder. “In fondo, l’Uomo Ragno ne ha passate parecchie
prima che la smettessero di trattarlo come un criminale, no? E poi noi non
abbiamo un PR, non abbiamo l’ONU che ci appoggia, non abbiamo un sacco di
cose.”
“Incluso un Quinjet,” fece
Speed. “Senza offesa, fratello,” disse a Billy, “ma quei salti astrali mi danno
la nausea tutte le volte. In questa base non c’è proprio niente che possiamo
usare come trasporto?”
“Se Apparition dice di no, gli
credo” rispose Kate. “E poi, se anche avessimo un mezzo simile, questa base
dismessa non ha rampe di lancio, e senza permessi di volo saremmo trattati come
minaccia allo spazio aereo. E quelle sì che sarebbero pessime PR.”
“Cavolo,” fece Billy. “L’Uomo
Ragno ha avuto la sua Ragnomobile; io
accetterei persino un ‘Giovane Quinjet’.”
“Credimi,” disse Sigmund. “Con
un nome così ci salirebbero su solo i Vendicatori dei Grandi Laghi.”
Fu subito un coro unanime,
“CHI?”
“Sono ancora operativi?”
chiese Kate.
“Hanno
sistemato il racket del Letale Ernest
nella puntata di ieri di Heroes Today!”[i]
fece Nicholas.
“Mai
sentito,” fece Elijah. “Roba nuova?”
“Yup!
Ci lavora Lycus, è uno dei più
tosti!” sospirò come una ragazzina innamorata, poi fece di dar di jab a
Theodore.
“Mica
tanto,” fece Thomas, “se è finito a lavorare con quelli lì.”
“Bada,”
fu la ringhiata risposta. “O ti servirà l’antirabbica!”
“Hallie! Dio che piacere vederti!”
“E’ un piacere anche per me,
Robbie,” disse Helen Takahama dall’armatura di Iron Lass allo schermo riempito
dal volto sorridente dell’eroe Speedball.
“Sei di guardia, tu, vedo.”
Robbie Baldwin sbuffò,
emettendo un getto delle sue bolle di energia cinetica. “Una nooooooia. Ma
quando dirò agli altri che hai chiamato, mi rifarò con le loro facce! E tu? Ho
saputo che dei nuovi tizi hanno salvato la giornata alla Geffen.”
“Colpevole, vostro onore. E
ammetto anche che è stato uno sballo. Mi dispiace solo che non ci poteste
essere anche voi New Warriors.”
“Nah, meglio così. Troppi
cuochi, eccetera eccetera. Nel servizio sono stati contati ben undici costumi.
Dico, wow! Tu sì che sei da famiglia allargata!”
“Sono ragazzi in gamba,
Robbie. Mi dispiace di non potere essere più prodiga di dettagli, ma fidati.
Faremo grandi cose.”
Il giovane eroe si fece serio.
“Lo sai che ancora ci brucia un po’ che tu non abbia scelto di restare con
noi.”
“E io vi ho già spiegato che
sono state le circostanze. Ma non pensare che non abbia intenzione di rifarmi
viva, anzi: intendo farci incontrare tutti, appena possibile, che ne dici?”
“Dico che noi portiamo ricchi
premi e cotillon, e voi la superminaccia di turno. Non è rimpatriata, senza una
smazzolata!”
Sì, decisamente le mancavano i
Warriors. Ma, come Kate e come Apparition, si sentiva responsabile di aiutare
queste nuove leve a formarsi. Era lei ad avere la maggiore anzianità di
servizio… A parte Noh-Varr, ma lui doveva ancora imparare le basi della
socializzazione. Sarebbe stato un perfetto istruttore, quello sì, ma un gruppo
non era fatto solo di istruzioni da manuale…
“Terra a Jolt, ci sei Hallie?”
“Scusami, ero soprappensiero.”
“Con quell’armatura lo sembri
sempre. Dovrà tenerla ancora molto?”
Ecco una domanda che avrebbe
sentito molto spesso… “Lo stretto necessario… Ma a chi lo stavi chiede*eeep!*”
Dietro di lei c’era Apparition.
“Devo parlarti.”
“Divertitevi, piccioncini.”
Speedball chiuse la comunicazione.
“Apparition, con tutto il
rispetto, rifallo e ti cortocircuito. Ora, di cosa volevi parlare?”
“Dati sull’Amaria e su
Tekmax.”
“Già fatto?”
Nell’improvvisata sala riunioni
era presente solo Marvel Boy. “Penso che un primo briefing sia necessario,”
disse Apparition. “Siamo inoltre i più qualificati per elaborare una prima
strategia.”
Iron Lass si sedette. “Lo
capisco, ma vorrei evitare in futuro di agire così. Fa troppo cospiratorio.
Dunque?”
Gli occhi del sintezoide si
illuminarono, e proiettarono l’ologramma di un fazzoletto di terra incastrato
fra il Pakistan e l’India. “Repubblica Autonoma di Amaria. Popolazione
8.232.333 abitanti. Fondata nel 1977 nell’ambito di un movimento
indipendentista fedele ai principi di non-belligeranza del Mahatma Ghandi. Il
territorio è fertile e coltivato a canna da zucchero, spezie rare, riso, grano,
cotone, tabacco. L’allevamento di bovini rappresenta il 30% del mercato
alimentare interno. Non possiede significativi giacimenti minerari salvo del
gas naturale. Il livello tecnologico di questa nazione ha subito un incremento
da quando il dipartimento dell’interno e della difesa hanno firmato contratti
di fornitura con
“I ‘leader arrestati’ a cui ha
fatto riferimento Pyron,” le immagini di tre uomini e due donne si sovrapposero
alla mappa dell’Amaria “sono i membri di un movimento fondamentalista islamico
correlato al partito di minoranza, il Raggio Verde. Stando al database della
CIA, sono correlati ad una serie di attentati in Afghanistan nei quali sono
stati uccisi diversi soldati americani. Ufficialmente, occupano rispettivamente
delle posizioni non strategiche all’interno del governo, una concessione della
maggioranza ai buoni rapporti con l’opposizione. Il loro arresto è avvenuto
venti giorni fa mentre pernottavano presso un albergo durante una visita
diplomatica. L’opposizione parla di congiura con il governo americano, la
presidenza statunitense smentisce ogni coinvolgimento. Ad Amaria la situazione
politica è ancora stabile, ma sono segnalati crescenti disagi fra i sostenitori
dell’opposizione.
“Tekmax non è segnalata in alcun
database governativo, ne’ nello SHIELD, ne’ nei banchi di memoria dei
Vendicatori. Pyron è alla sua prima apparizione. Impossibile determinare la
natura dei suoi poteri. Quanto ho analizzato delle armature dei suoi agenti
suggerisce un ibrido di tecnologie AIM e SHIELD. L’unica cosa che potrebbe
collegare Tekmax ai prigionieri politici amariani è un cospicuo versamento
partito da un conto privato intestato ad un membro dell’ambasciata amariana. Il
versamento è stato dirottato più volte fino a giungere ad una banca delle
Cayman.”
“Tralasciando il fatto che hai
violato una quarantina di regole federali ed internazionali per arrivare a
questa informazione,” disse Iron Lass, “quanto
cospicuo sarebbe, questo versamento?”
“Trenta milioni di Euro.”
“Cacchio.”
“E’ una cifra importante?”
chiese Marvel Boy.
“Diciamo che ci fai parecchie
cose. Quello che non capisco però è perché
delle persone con un accesso a tecnologie belliche avanzate e tanti soldi
debbano decidere di passare per fanatici terroristi, quando con più pazienza
potevano cercare questi prigionieri e farli evadere.”
“Forse non intendevano liberarli,” disse Marvel Boy. “Quella dei
prigionieri politici era una scusa. Questa gente voleva causare un disastro e
dipingergli addosso un colore politico. Che conseguenze ci sarebbero state, se
avessero avuto successo?”
Apparition ci pensò su un
attimo. “Due conseguenze importanti: per la prima volta, un singolo superumano
sarebbe stato dichiarato responsabile di strage su larga scala. Questo avrebbe
probabilmente causato una reazione molto dura del governo contro i superumani
in generale. A livello internazionale, il governo amariano avrebbe dovuto
dichiarare fuorilegge il Raggio Verde, con conseguenti disordini sociali,
seppure probabilmente contenuti. Il Pakistan potrebbe operare per intervenire
in soccorso dei dissidenti politici, rischiando un’invasione, a sua volta
destabilizzando i rapporti con l’India che invece presterebbe aiuto all’MRP.
Devo sottolineare che esiste già fra questi due paesi uno stato di tensione, ed
entrambi sono dotati di armi nucleari. Ma si tratta, al momento, di uno
scenario molto abbozzato.”
“Lo è abbastanza per darmi i
brividi,” disse Hallie. “Quindi non è azzardato dire che Tekmax in realtà sia
solo un branco di mercenari novellini, che hanno usato solo per fare scena e
per coinvolgere qualche big dei super eroi in un disastro in modo da non
risalire ad organizzazioni criminali più rilevanti.”
“E’ possibile.”
“E che allo stesso tempo i
loro mandanti volessero scatenare un conflitto fra due potenze nucleari.”
“E’ possibile.”
“Sai, credo che dovremo fare
quattro chiacchiere con questo membro dell’ambasciata amariana…”